Dopo la guerra si trasferisce a Parigi e inizia a lavorare come giornalista per Harper's Bazaar. Nella Ville Lumière avviene l'incontro con il playboy Porfirio Rubirosa, che sposerà nel 1947, arrivando a pagare la precedente moglie dell'uomo, l'attrice Danielle Darrieux, affinché acconsentisse al divorzio. Ma il matrimonio è considerato pericoloso per Doris e stavolta le sue vicende amorose diventano davvero questione di Stato; Porfirio è costretto a firmare un accordo prematrimoniale e, giunto all'altare, forse ubriaco o drogato, sviene tra le braccia della nuova moglie. Doris è molto generosa e non lesina in regali: gli compra, tra le altre cose, una residenza a Parigi e un aereo privato. Di lui loda le doti amatorie; pare che l'uomo soffra di priapismo. Lo descriverà come una "palla da football quasi completamente gonfia". Protagonista indiscussa del jet set, Doris veste Dior, Pucci, Madame Grès e Fath, entra di diritto nella lista delle donne meglio vestite al modo e trascorre la sua vita tra le residenze di Manhattan, l'amata Shangri-La, suo buen retiro prediletto caratterizzato da uno sfarzo ottomano, Beverly Hills e il New Jersey. Dopo la fine del matrimonio con Rubirosa non si sposa più, malgrado le numerose relazioni, come quella col jazzista Joey Castro o con lo scrittore Luis Bromfield. Numerosi gli impegni filantropici e gli hobby, tra cui il pianoforte, il surf e i giardini, come i celebri Duke Gardens, da lei finanziati. Finanziò il restauro delle residenze storiche di Newport e donò milioni di dollari alla ricerca medica, alla tutela degli animali e delle arti. Diede vita alla Doris Duke Charitable Foundation. Fragile e insicura, a dispetto dell'immenso patrimonio Doris non fu mai felice. Dopo una lite uccise, investendolo, Eduardo Tirella, il suo curatore d'arte; nel 1988 adottò Chandi Heffner, estrosa ragazza che riteneva fosse la reincarnazione della figlia nata morta. Finì poi alla mercé del maggiordomo Bernard Lafferty. Nel 1992 cadde, rompendosi l'anca. Ormai in stato di incoscienza modificò il testamento a favore dell'uomo e morì nell'ottobre '93, forse avvelenata proprio da Lafferty. Alla figlia adottiva non andò neanche un centesimo.